sabato 17 novembre 2012

Rifiuti tossici dal nord al sud



Vi  invito a leggere questo articolo (cliccate qui) nel quale viene riferita la protesta dei vescovi  di Aversa, Caserta, Capua, Acerra, Nola, Pozzuoli e Napoli, chiamati i vescovi delle "terre dei fuochi" per i continui roghi di rifiuti tossici portati lì dalla criminalità organizzata con il placet di industriali del nord, cioè di quelle regioni ed enti locali diversi che sarebbero amministrati saggiamente, a differenza delle regioni del sud.
Ma amministrare significa anche controllare, controllare soprattutto il lavoro presso certe aziende (il "nero" prolifera ovunque) ed anche controllare lo smaltimento dei rifiuti e non far finta di non sapere.
Mi sorge spontanea una domanda che rivolgo ai cosiddetti  "indipendentisti": "Dove manderete quei rifiuti una volta che sarete "indipendenti"?  (ma indipendenti da chi?). Pensate a cose più serie!!!
Non vado oltre perché potrei trascendere.

sabato 10 novembre 2012

"Il canto degli italiani"



“Il canto degli italiani”
La recente legge che rende obbligatorio l'insegnamento nelle scuole de "Il canto degli italiani" ha nuovamente dato adito alle solite polemiche di str...ani personaggi che siedono nel nostro Parlamento, personaggi che continuano a blaterare sul nostro inno nazionale, più conosciuto come “Inno di Mameli” o “Fratelli d’Italia”. Tanti parlano e danno giudizi (“sputano sentenze”) senza, però, conoscere minimamente la storia di questo canto. Ma non solo coloro che parlano troppo sono ignoranti; purtroppo anche molti italiani ignorano la storia dell’inno e lo ascoltano solo in occasione delle partite della nazionale di calcio.
Allora, in queste poche righe, cercherò di riassumere brevemente i fatti e di esaminare il testo.
L’autore del testo fu, circa a metà ottocento, il giovane studente e patriota genovese Goffredo Mameli nato il 5 settembre 1827.  Studente e poeta precocissimo, di sentimenti liberali e repubblicani, aderì alle idee di Mazzini(1) nel 1847, l'anno in cui partecipò attivamente alle grandi manifestazioni genovesi per le riforme e scrisse “Il Canto degli Italiani”.
Aveva solo vent’anni ed una formazione classica con un forte richiamo alla romanità (2).
Dal 1847 la sua vita sarà dedicata interamente, ma per soli due anni, alla causa italiana; fu a Milano, insorta nel marzo del 1848 e, poi, in combattimento contro gli austriaci sul Mincio. Tornato a Genova, collaborò con Garibaldi e da lì, nel novembre dello stesso anno, giunse a Roma dove, il 9 febbraio 1849, fu proclamata la Repubblica. Qui fu sempre in prima linea nella difesa della città assediata dai Francesi: il 3 giugno fu ferito accidentalmente dalla baionetta di un amico alla gamba sinistra, amputata per la sopraggiunta cancrena; in seguito, a causa dell’infezione, morì il 6 luglio 1849, alle sette e mezza del mattino, a soli ventidue anni.
Il testo (3), oltre al richiamo degli ideali mazziniani e della romanità (vedi note 1 e 2), evidenzia, nella seconda strofa, la speranza dell’unificazione dell’Italia allora divisa in sette Stati, e, nella successiva,  i principali avvenimenti della storia italiana ripercorrendo sette secoli di lotta contro il dominio straniero (la battaglia di Legnano del 1176, l’episodio di Francesco Ferrucci a Firenze nel 1530, i Vespri siciliani del 1282 e la rivolta popolare di Genova del 1746 il cui simbolo fu la figura di “Balilla”).
La quinta strofa, infine, è un chiaro e forte riferimento all’inizio del declino dell’impero asburgico  e, proprio per questo motivo, fu censurata dal governo piemontese.
Anche il compositore, Michele Novaro, è genovese; nato il 23 ottobre 1818, studiò composizione e canto. Nel 1847 era a Torino, con un contratto di secondo tenore e maestro dei cori dei Teatri Regio e Carignano. Convinto liberale, offrì alla causa dell'indipendenza il suo talento compositivo, musicando decine di canti patriottici e organizzando spettacoli per la raccolta di fondi destinati alle imprese garibaldine.
A Torino, nel 1847, Novaro, che frequentava gli ambienti liberali, in un incontro con amici dove si discuteva di politica e si faceva musica, venne in possesso del testo di Mameli e, tornato a casa, in una sera di metà novembre, lo musicò.
Il 10 dicembre 1847 l’inno fu suonato e cantato per la prima volta a Genova in occasione del primo centenario della scacciata degli austriaci da Genova; vi assistevano trentamila persone! Subito divenne famoso e in ogni occasione, più o meno pacifica, era cantato in tutta Italia: durante le “cinque giornate di Milano” gli insorti lo cantavano a squarciagola. Anche Garibaldi lo intonò nell’impresa dei “Mille”.
L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo “Inno delle Nazioni” del 1862, affidò proprio al “Canto degli Italiani” - e non alla “Marcia Reale” - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a “God Save the Queen” e alla “Marsigliese”.
Dopo l’unità d’Italia, il canto fu molto popolare, ma l’inno nazionale rimase la “Marcia reale”; sotto il fascismo fu egualmente in voga, assieme ad altri canti risorgimentali,  anche  se canti più prettamente fascisti, che pur non essendo degli inni ufficiali, erano diffusi e pubblicizzati molto capillarmente.
Con l’avvento della Repubblica, pur non essendo riconosciuto dalla Costituzione come il “tricolore”,  il Consiglio dei ministri nel 12 ottobre 1946 deliberò all'uso dell'inno di Mameli come inno nazionale.
Musicalmente l’inno non è ritenuto eccelso, anzi da molti viene classificato come “brutto” non considerando che negli inni nazionali, anche in quelli d’altri stati, è preponderante il testo sulla musica che, fondamentalmente, deve solo essere orecchiabile per favorire la memorizzazione, e quindi la diffusione delle parole; per tali ragioni molti di questi inni, in primis “Il canto degli italiani”, sono solo "marcette", perciò il valore artistico e la qualità musicale sono elementi secondari. 
Ma non tutti ritengono “brutto” quest’inno; Roman Vlad, famoso musicista che ricoprì anche alte cariche in varie istituzioni musicali italiane disse, fra l’altro: “… E poi non è vero che sia poco orecchiabile o che sia così brutto come si dice. …”


NOTE
1 Uniamoci, amiamoci, / l'Unione, e l'amore / Rivelano ai Popoli / Le vie del Signore / …”. Mazziniano e repubblicano, il Mameli  traduce, in questi versi della terza strofa, il disegno politico del fondatore della “Giovane Italia” e della “Giovane Europa”.

2 Nel testo della prima strofa viene richiamata la “Vittoria”, con la “V” maiuscola, perché il riferimento è alla dea Vittoria che, per volere degli dei, divenne schiava di Roma.
Anche il verso del ritornello  “stringiamoci a coorte” richiama quest’idea, essendo la coorte la decima parte della legione romana.

3 Fratelli d'Italia / L'Italia s'è desta, / Dell'elmo di Scipio / S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria? / Le porga la chioma, / Ché schiava di Roma / Iddio la creò.
Stringiamci a coorte / Siam pronti alla morte / L'Italia chiamò.

Noi siamo da secoli / Calpesti, derisi, / Perché non siam popolo, / Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica / Bandiera, una speme: / Di fonderci insieme / Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte / ….


Uniamoci, amiamoci, / l'Unione, e l'amore / Rivelano ai Popoli  / Le vie del Signore;
Giuriamo far libero / Il suolo natìo: / Uniti per Dio / Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte / …


Dall'Alpi a Sicilia  / Dovunque è Legnano, / Ogn'uom di Ferruccio / Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia / Si chiaman Balilla, / Il suon d'ogni squilla / I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte / …


Son giunchi che piegano / Le spade vendute: / Già l'Aquila d'Austria / Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia, / Il sangue Polacco, / Bevé, col cosacco, / Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte / …

E' uscito il nuovo CD dei canti di Natale del Coro Marmolada di Venezia

E' uscito  
"... come una Cometa" 
il CD dei canti di Natale 
del Coro Marmolada di Venezia 
diretto da Claudio Favret
Per maggiori notizie su come acquistarlo
e per ascoltare i canti, vai al link
 


mercoledì 7 novembre 2012

Un articolo con una vicenda molto bella

Oggi, sul sito di Avvenire, ho letto un articolo di Fernando Camon che racconta un fatto, a mio parere, molto bello e significativo. 
Questo è il link :    http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/ragazzi-imparate-da-lei.aspx 
Vale la pena che lo leggiate.

venerdì 2 novembre 2012

Oggi bella giornata, ma ....

Oggi -2 novembre- bella giornata  a Venezia, ma il tempo meteorologico non sempre dà le caratteristiche di una giornata.
Oggi è anche la commemorazione dei defunti e, quindi, pensavo che molti, italiani ed europei, credenti o no, occupassero parte della giornata a questo scopo; per questo pensavo, e pensavo male, che non si muovessero dalle loro città.
Invece, uscito per Venezia, la mia città, ho trovato una folla enorme di turisti, che,  nonostante le tragiche notizie diffuse dalla TV sull'acqua alta, si è riversata sui vaporetti e per ponti, calli, campi e campielli bloccando letteralmente il "lento andare" dei veneziani. 
Qualcuno, leggendo  queste righe, uscirà con il commento: "... i soliti veneziani brontoloni!". Saremo, o meglio sarò il solito brontolone, ma ho le mie ragioni. Il mio lavoro non ha avuto nulla a che fare con il turismo e come me ci sono moltissimi altri veneziani ai quali questo abnorme flusso turistico dà fastidio, un grande fastidio. 
Il non poter camminare senza chiedere permesso vedendo che comunque questi neppure ti badano e, quindi, non si spostano, dà fastidio!
Salire sui vaporetti e trovare tutto occupato da turisti che con enormi valigioni ingombrano il passaggio dà fastidio!
E non è che questo capiti una volta ogni tanto; no, ogni giorno ed in qualsiasi momento della giornata la situazione è quella descritta. 
I ponti sono manufatti che servono a transitare da una riva ad un'altra e non a fermarsi per fare fotografie; e non si tratta di una persona sola, ma di intere comitive; ovviamente nessuno si sposta ed inoltre, nonostante le moderne macchine fotografiche, sono anche lenti nel fare il "clic". Fermarsi sui ponti, appoggiandosi alle balaustre, può essere anche pericoloso; infatti quando ci sono manifestazioni come la regata storica i vigili controllano che la gente non si fermi e non si appoggi alle balaustre dei ponti sul Canal Grande.
Grazie di aver letto questo sfogo (ogni tanto ci vuole) e buon fine settimana!!!