martedì 31 maggio 2011

Menefreghismo e maleducazione ... veneziani

Già da alcuni giorni queste sedie sono in Riva de Biasio, sul Canal Grande. All'inizio erano accatastate, mentre questa mattina le ho trovate disposte come se qualcuno si fosse goduto il "fresco in canalazzo" .

Ma anche all'interno del mio condominio le cose non vanno meglio; infatti qualcuno si è disfatto di un televisore credendo che gli spazzini lo portassero via.

A Venezia non è così: gli oggetti ingombranti possono essere asportati solo su chiamata di un altro servizio,  gratuito fino ad un certo peso e/o dimensione.
Purtroppo, però, molti veneziani fanno finta di non conoscere queste regole, in vigore da molti anni, e pensano solo a fare i loro porci comodi!

lunedì 30 maggio 2011

Risultati elettorali

Non ho commentato dopo il primo turno perché ... non si sa mai.
Oggi, vista la clamorosa vincita dei candidati legati alla sinistra, alla sinistra-centro e/o al centro-sinistra, sono più rassicurato circa l'avvenire, sempre che non sopravvengano le solite beghe interne!
Se poi la tessera P2 n.1836, che tutti purtroppo conosciamo, si dimettesse, farebbe cosa buona e giusta ed un favore a tutti gli italiani!

sabato 28 maggio 2011

Storiella


Fra le varie mail che ricevo, molte di sola spazzatura, una che mi è arrivata in questi giorni conteneva una storiella simpatica che pubblico qui sotto:
 
Un giorno un fioraio va da un barbiere per un taglio di capelli. Dopo il taglio, chiede il conto, e il barbiere risponde: 'Non posso accettare soldi da voi, sto facendo il servizio gratuito per la comunità di questa settimana.
Il fiorista è molto contento, saluta calorosamente e lascia il negozio.

La mattina dopo, quando il barbiere va ad aprire il suo negozio, trova un cartello con sopra "grazie" e una dozzina di rose davanti alla saracinesca.

Più tardi, un poliziotto passa dal barbiere, anche lui per un taglio di capelli, e quando cerca di pagare il conto, il barbiere di nuovo risponde:
'Non posso accettare soldi da voi, sto facendo il servizio per la mia comunità di questa settimana.

Il poliziotto, felice, lascia il negozio. La mattina dopo, il barbiere trova davanti al negozio un foglio di carta con scritto "grazie" e una dozzina di ciambelle calde che lo aspettano alla porta.

Poi, un membro del Parlamento, venuto per un taglio di capelli, quando va per pagare il conto, il barbiere di nuovo gli risponde:'Non posso accettare soldi da voi. Sto facendo il servizio alla comunità di questa settimana '.

Il membro del Parlamento, felicissimo di questa notizia, lascia il negozio.
La mattina dopo, quando il barbiere va ad aprire, trova davanti al negozio una dozzina di altri parlamentari in fila, in attesa di un taglio di capelli gratuito.

E questo, amici miei, illustra la differenza fondamentale tra i cittadini del nostro paese, e i politici che la gestiscono!

I politici e  i pannolini hanno qualcosa in comune..

hanno bisogno di essere cambiati

SPESSO E PER LO STESSO MOTIVO!

giovedì 26 maggio 2011

Gran Dio deme 'na barca

"Gran Dio deme  'na barca"  è l'ultimo canto messo in repertorio dal Coro Marmolada di Venezia e presentato sabato 21 maggio (vedi post sottostante). Su questo brano nell'ultimo numero del notiziario è stato scritto un articolo in due parti: la prima è del Maestro Michele Peguri, che ha adattato lo spartito inedito alla vocalità del coro,  mentre la seconda è di Dino Bernardi, corista.

 
Gran Dio deme ’na barca

 Premessa musicale
In certi giorni d’inverno guardando da Venezia verso nord si coglie un nitido riflesso dei monti innevati sull’acqua lagunare. E’ un semplice specchiarsi d’elementi, ma le tinte che l’acqua e il cielo assumono, nello scorrere della giornata, arricchiscono questo gioco di riflessi d’infinite sfumature e vibrazioni. È una visione che mi ha spesso accompagnato e penso che aiuti a comprendere l’amore singolare che lega l’uomo del mare, di Venezia, alla montagna.
Questi due mondi, evidentemente non così lontani, visto che la natura ci permette di coglierli in un’unica dimensione, sono l’ambiente di questo moderno testamento del capitano, composto nel 1997 da Massimo de Bernart su testo di Ugo Pomarici in memoria dell’amico Massimo Gemin.
È una canta moderna, un azione-narrazione immersa nel simbolico: la grande barca raccoglie le ultime volontà e le memorie scivolando a tempo di barcarola per giungere su l’altra riva. Le reminescenze non sono la guerra o le trincee, ma la natura montana, le passeggiate, i veci scarponi, do moschetoni, un libro da cantar, lo zaino che lo scalatore vuole con sé nell’ultima dimora. E poi i canti, divenuti ora echi del profondo, appaiono rifrazioni che appena individuate si smaterializzano: Belle rose du printemps, Signore delle Cime, Stelutis Alpinis, Al cjante el gjal e altri ritornelli si riverberano in modo caleidoscopico. Tutto ciò mentre la grande barca si dissolve a poco a poco come inghiottita da un fondale sonoro statico a effetto di bordone.
Musicalmente il brano è una rappresentazione a più piani, fatto abituale nell’arte musicale, ma senz’altro originale nel repertorio del popolare. L’esperienza della politonalità in Bèla Bartok (cultore e profondo conoscitore del folklore magiaro) è senz’altro un riferimento, ma di certo il mondo e la poetica di Gustav Mahler (dove il popolare divenne pure materia d’indagine ma con altri obiettivi) può rappresentare una forma di mediazione con il lavoro compositivo di Massimo de Bernart. Come la raffigurazione tra il reale e il ricordo, simboleggiata in modo unico dall’artista boemo si esprime in una stratificazione polifonica, dove richiami alpini e di ländler appaiono in modo improvviso sovrapponendosi al “presente musicale” (si pensi alla Prima sinfonia), in questo brano i ricordi più incisivi, i canti, risuonano distraendoci dal concreto. Il concetto di tempo perde i contorni oggettivi elevandosi a dimensione intima, quasi onirica.
Prima dell’addio l’uomo della laguna guarda gli amati monti raccomandandosi “...e ricordème mi”: e ci piace pensare che quelle crode innevate si tuffino realmente nell’acqua unendo in un unica infinita distesa i ponti e i monti.
Michele Peguri

Racconto
Il testo di Gran Dio deme 'na Barca è una poesia di Ugo Pomarici, già corista degli anni '60, che ha anche ispirato la linea melodica, poi musicata ed armonizzata da Massimo de Bernart, suo amico di gioventù, allora studente di conservatorio e poi diventato direttore d’orchestra, in memoria di Massimo Gemin, pure lui ex corista del Marmolada.
È una preghiera da parte di colui che, sentendo che è arrivata l'ora, si rivolge a Dio e chiede di poter andare sull'altra riva con una barca per poter navigare, una barca armata con una grande vela rossa, che possa fare da bandiera, e con un’altrettanto grande vela nera, in segno di dolore. Su questa barca, nell'ora della prova desidererebbe salire a prora, vestito di un mantello, in testa un cappello con la "penna", e lo zaino, pronto per salire la montagna, con dentro corda, chiodi, moschettoni, ed infine, per rallegrar lo spirito un libro di canti. Per completare i suoi desideri, desidererebbe ancora un mazzo di fiori sbocciati in primavera ed un sacchetto di terra. Infine, consapevole di aver vissuto una intensa vita terrena piena di ricordi e di soddisfazioni, si permette ancora di chiedere  altre cose per quando sarà salito sulla barca: un forte vento in modo che la barca possa staccarsi facilmente da riva, e, quando giungerà in mezzo al mar che affondi pure, ma piano-piano, fra sighi dei rondoni, e contemporaneamente, ricordandosi di lui, di smorzare canti e suoni. Un ultimo desiderio, rivolgendosi agli amici: Nel cuor tegnì memoria / De mi cressuo tra i ponti / Innamorà dei monti / Sepolto in mezzo al mar.
E' un canto molto bello, piacevole all'ascolto, orecchiabile anche, ma, a parte qualche accordo in dissonanza, tipico della musica Jazz, al primo impatto abbiamo incontrato qualche complicazione: cantiamo senza l'accompagnamento strumentale e, pertanto, mentre stai cantando una soave barcarola, nella parte in cui il testo presenta un forte vento mentre la barca affonda piano-piano, l'armonizzatore, nella sua ispirazione, immagina dei dolci e soavi sogni che si materializzano in canti di montagna, quei canti della gioventù immagazzinati nella sua memoria. C'è stata, come dicevo sopra, qualche complicazione (corale ben s'intende) al primo impatto. Immaginate di essere calmi e tranquilli e di canticchiare qualche motivo, come quando ti stai radendo la barba, e qualcuno vi venga a cantare all'orecchio un'altra canzone; contemporaneamente un altro esegue un'altra canzone e, subito, ne parte un'altra e poi ancora un'altra. Così, mentre il coro canta a quattro voci quella che può sembrare una soave barcarola, alla tua destra un altro corista ti canta Belle rose du printemps, alla tua sinistra, un altro accenna a Que fais tui la bas. Nella stessa battuta musicale, mentre questi due solisti cantano, il coro continua con la sua armonia: mentre la barca fonda. Ma non è finita: nella battuta successiva altri due solisti cantano Dio del cielo Signore delle cime ed altri ancora Mamma mia vienimi incontro, e Se tu vens cà su ta cretis; ma non è finita! Ed ecco Al cjante el gjal, Quand nous revenons des champs, nous chantons, poi ancora Belle rose du printemps; ed intanto il coro continua con la barcarola: Mentre la barca fonda e più avanti … tra sighi de rondoni ..., ... se smorza canti e soni ... per finire con ... e ricordeme mi.
Questa complicazione corale, sulla partitura, è in dodici battute su cinquantatre; dulcis in fundo, le ultime otto battute sono per coro a sei voci.
Durante le prove ho fatto un paragone con il poema sinfonico La Moldava. di Smetana nel quale l'autore esprime, fra l'altro, il gocciolio della neve che si scioglie, poi il gorgoglio del ruscello, la corrente più marcata del torrente, ed ancora l'impetuosità dell'acqua che scorre, il fiume ingrossato, le turbolenze della corrente ma anche la calma del fiume.
L'apprendimento del brano, come si capisce bene da questa mia esposizione, è stato, senz'altro, una fatica corale, soprattutto per me e per chi come me deve tenere una nota sempre uguale per dodici battute con attorno tutto quell'ambaradan! Ma anche per i solisti non è stato semplice anche perché le varie melodie si intersecano.
Sono state necessarie numerose prove, però, ne sono sicuro, pur se difficile anche al primo ascolto, avrà il successo meritato.
Bernardino Bernardi


Ed ecco il testo del canto:

Gran Dio, xè rivà l’ora
De andar sull’altra riva
Deme ‘na grande barca
Che possa navigar.

Deme ‘na vela rossa
Che fassa da bandiera
Issé ‘na vela nera
In segno de dolor.

Fème montar de prova
Avolto nel mantelo
La piuma sul capello
Lo zaino preparà

Dentro meté ‘na corda
Ciodi e do moschetoni
I veci miei scarponi
Un libro da cantar

Sora puseghe i fiori
Sbociai de primavera
Un sachetin de tera
Tolta da un prà sfalcia

E sofié un forte vento
Che la staca da tera
E rivà in mezo al mare
Fela andar zo pian pian.

Mentre la barca fonda  
Tra sighi de rondoni
Se smorza canti e soni
E ricordeme mi
Nel cuor tegnì memoria
De mi cressuo tra i ponti
Innamorà dei monti
Sepolto in mezo al mar.


  

domenica 15 maggio 2011

Sabato 21 maggio,ore 20,30 - Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari - Venezia

Sabato 21 maggio, ore 20,30, nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, a Venezia, appuntamento con il Coro Marmolada che ospita il Coro Tre Pini di Padova.
Nell'occasione il Coro Marmolada presenterà, tra l'altro, due canti inediti di U.Pomarici e M. de Bernart (clicca qui per il repertorio del "Marmolada")
 
Ingresso libero


mercoledì 11 maggio 2011

Questo commento mi è piaciuto!

Relativamente alla "profezia" del terremoto odierno a Roma, ho letto un commento, su Corriere.it,  che proprio mi è piaciuto:  
"C'è tanta gente che crede a Berlusconi, non vedo perché non debba credere ad un possibile terremoto !!!"

domenica 8 maggio 2011

Se non è regime poliziesco, cos'è allora?

Guardate questo video

Se non è regime poliziesco e dittatura, cos'é?

Aggiornamento del 9 maggio ore 11,00
... e questa mattina, davanti al Tribunale di Milano hanno strattonato ed identificato un avvocato che contestava i pochi sostenitori di Berlusconi 
Vedi foto (tratta da Corriere.it)

Vedi  anche articolo su Corriere.it
ed anche il video